Carissima Noemi, futura ex collega, che piacere m'ha fatto leggere questa domanda!
Ma non credi che 517 (almeno) giorni d'anticipo siano un po' tanti?
La mia esperienza la condivido volentieri, almeno alcune parti interessanti, perché sono affetto da una grave forma di graforrea; però prima, per rispetto, te ne dò il succo in un paio di frasi di poche parole
* L'ESPERIENZA DEGLI ALTRI NON TI PUO' AIUTARE
* OGNI NUOVO PRIMO CONTATTO FARA' STORIA A SE'
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PUNTO PER PUNTO
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"... trovando il giusto compromesso tra l'ispirare fiducia e non farsi mettere i piedi in testa."
Non c'è compromesso perché le due cose non sono agli estremi di un segmento graduato, ma sono meglio modellate come due assi ortogonali: con ciascun nuovo gruppo, dopo un transitorio di non più di due o tre lezioni, troverai una situazione d'equilibrio che potrà stare in un qualsiasi punto di un qualsiasi quadrante quali che siano le unità di misura sugli assi del rispetto formale (disciplina di classe, regole, ...) e della fiducia personale.
Secondo me cosa accade dipende da fattori impalpabili: postura, intonazione, odore della pelle, modo di guardare, e chi sa che cos'altro mai. Perciò t'invito a rassegnarti all'inevitabile e a comportarti con totale spontaneità; questo, ovviamente, significa anche che non vale la pena di preoccuparti.
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La classe più indisciplinata che abbia mai avuto era composta di soli presidi (il più indisciplinato era il mio) a cui però ispiravo tanta fiducia che nessuno dei circa quaranta si assentò mai una volta dalla nostra lezione settimanale.
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La classe più disciplinata che abbia mai avuto era composta di soli capitani della Polizia (quando ancora avevano le stellette) dove il capitano anziano dava l'attenti ogni volta che entravo e uscivo dall'aula, ma dei quali non sono mai riuscito a stimare la fiducia: interazioni personali zero, nemmeno obiezioni o richieste di spiegazione; per un intero anno accademico!
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"... un aspetto che spesso mi fa passare per una quindicenne ..."
questo è un fastidio inevitabile e ti comprendo perché non ho avuto mai l'aspetto da adulto; da ragazzino fino a quarantott'anni e da vecchi a quarantanove (ti auguro che a te vada meglio).
A ventiquattr'anni andai a riscuotere un vaglia postale porgendo il libretto universitario e l'impiegata mi disse "Non si può riscuotere se non si hanno 14 anni!"; io, un po' piccato, "Guardi il documento d'identità"; lei, incerta, "Lo mostro al direttore, attenda."; l'attesa terminò con l'arrivo di due carabinieri che mi contestavano la falsificazione del libretto.
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"... possano pensare di poter fare ciò che vogliono ..." COM'E' VERO, GIUSTO E CORRETTO.
Non sta a te forzarli a fingere, dare ordini è il miglior modo di giocarti la fiducia.
Chi invece sceglie di seguire i tuoi consigli perché li trova ragionevoli e adatti a lei/lui sarà il tuo miglior agente di passaparola anche nelle altre classi.
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"... perdendo subito il controllo sulla classe." IMPOSSIBILE
Non puoi perdere ciò che non hai e che nemmeno ti conviene cercare.
La "classe" è un'entità burocratica astratta; noi insegnanti siamo pagati (io lo sono stato, tu lo sarai) per istruire quelle 20-40 giovani persone che sono le/gli alunne/i della classe: entità tutte concrete e umane.
E istruirle è il nostro dovere, non controllarle.
Checché possano dirti gli altri ti consiglio di rammentare che educare è dovere della famiglia e che addestrare è dovere del futuro datore di lavoro: il dovere della scuola, almeno quella pubblica, è istruire.
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Noterella anti equivoci
Nel 1541, quando Íñigo López de Loyola inventò e sperimentò quella che oggi è "la scuola", non aveva affatto l'obiettivo di istruire (l'istruzione era un effetto collaterale), ma quello di addestrare i giovin signori a diventare classe dirigente in modo uniforme, confrontabile e soprattutto affidabile.
Fu da tale esigenza che nacque il circuito {lezione frontale, compiti domestici, interrogazioni, compito in classe} efficientissimo ai suoi fini di standardizzazione, ma disastroso ai fini dello sviluppo individuale.
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"... come avete affrontato i vostri primi giorni di scuola?"
Fino a ottobre 1972 ho insegnato di tutto a di tutti, poi mi sono stabilizzato su materie di informatica (che all'inizio non si chiamava così). Dal 1972/73 al 2004/05 sono stato in una situazione di routine: ogni anno avevo (salvo ripetenze) una quinta in meno e una terza nuova.
Entrando nella nuova terza per la prima volta scrivevo alla lavagna due righe in stampatello
DOTT. ING. PROF. PINCO MARIA PALLINO
APPLICAZIONI DEGLI ELABORATORI
Dicevo «Sono l'ingegner Pallino e per tre anni sarò il vostro insegnante di Applicazioni però cercherò in ogni modo di non essere io a insegnarvi la materia, ma invece cercherò di limitarmi ad aiutare i vostri individuali modi di studiare fornendovi per ogni nuovo argomento un inquadramento iniziale, materiali di lavoro per i progetti e consulenza per indirizzarvi nello svolgimento del progetto del vostro gruppo.». Poi una decina di minuti per illustrare il metodo che progettavo di seguire e una mezz'oretta di brain storming sulle loro aspettative e curiosità («Iniziamo con la consulenza: cosa volete sapere da me o dall'ITP e cosa volete proporre alla classe? Sappiate da subito che l'ITP ed io siamo membri della classe come e più di voi.»).
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"Come vi siete comportati per cominciare subito con il piede giusto nel rapporto con la classe?"
Questo quesito mi pare fuori tema come il primo: non c'è il piede giusto e non c'è il rapporto con la classe.
L'unico modo ragionevole di comportarsi nei rapporti con i singoli alunni è NON RECITARE MAI: i miei difetti sono parte costituente della mia personalità, se cerco di occultarli prima o poi salteranno fuori e sembreranno vizi (se no perché occultarli?).